L’immaginazione mentale ovvero “E chi se l’aspettava?”

di Sara Feltrin

E’ ormai passato più di un mese da quando il Covid-19 ha deciso di metterci in ginocchio. Ultimamente mi capita spesso, durante l’attesa del mio turno fuori del panificio, di sentire signore e anziani del paese condividere pensieri e riflessioni sulla difficile situazione che stiamo tutti vivendo. E la domanda di maggior tendenza è: 

Chi se l’aspettava ‘na roba del genere?”

Nessuno”. 

Nessuno si poteva aspettare di vivere chiuso in casa da un momento all’altro, per giorni e settimane; nessuno se l’aspettava di dover uscire con un blocco di certificazioni per giustificare e legittimare ogni minimo spostamento; nessuno se l’aspettava di fare la fila al supermercato con mascherina, guanti e amuchina; nessuno se l’aspettava che un virus potesse toglierci tanta libertà; nessuno se l’aspettava un’apocalisse del genere.

Questi del Covid-19 sono giorni di sofferenza e attesa  e il ritiro coercitivo nelle proprie abitazioni non fa altro che alimentare solitudine e paura. L’incertezza è ormai diventata una compagna fedele all’ordine del giorno e quello che prima ci trasmetteva sicurezza ha improvvisamente lasciato il posto al dubbio e al vuoto. 

Così, ci troviamo a vivere una situazione completamente nuova, mai vissuta prima e soprattutto, nemmeno mai immaginata. Pongo l’attenzione all’immaginazione perché penso che in un momento come questo la nostra immaginazione sia una risorsa tanto fondamentale quanto vitale, più forte ancora dell’esperienza vissuta. 

Utilizziamo la nostra immaginazione per divertimento, per trovare soluzioni ai problemi e per la nostra stessa sopravvivenza. 

Dal punto di vista psicologico, immaginazione mentale è la capacità della mente di generare immagini mentali attraverso il canale della percezione. Le immagini mentali non sono il prodotto di fantasie senza scopo, ma prendono le basi dalla nostra percezione del reale (prendono informazioni dai canali sensoriali) per dare forma e significato all’esperienza, pianificando azioni e strategie da mettere in atto nel futuro. L’immaginazione quindi, ci consente non solo di poter comprendere una determinata circostanza, ma ci consente anche di poterla in qualche modo pensare o prevedere. Questa poi, complice la paura, ci aiuta a riconoscere un probabile pericolo prima ancora che si presenti; come quando guidiamo e ad un certo punto sentiamo il suono del clacson: potrebbe essere rivolto a noi per qualcosa che non funziona oppure non riguardarci affatto. In ogni caso, nel dubbio, restiamo in allerta. In allerta è una specifica condizione psichica (variabili livelli di attività cerebrale della corteccia, delle strutture sottocorticali e del sistema nervoso autonomo) che prepara il nostro corpo d utilizzare le armi migliori per gestire qualcosa, piacevole o spiacevole che sia, che ancora non sappiamo identificare e quindi, controllare. 

Capiamo ora quindi, quanto sia fondamentale il potere dell’immaginazione. Ecco che allora la domanda “Chi se l’aspettava ‘na roba del genere?” ha tutta la sua piena legittimità. 

Oltretutto, all’immaginazione è spesso associata un’emozione che origina dalla nostra memoria (i ricordi) oppure dalle aspettative verso il futuro e ci consente di trovare la soluzione adatta in ogni momento. 

Il rapporto tra immaginazione e emozione è bidirezionale: una influenza l’altra e viceversa. Questo significa che stimolando e suggestionando l’immaginazione è facile provare specifiche attivazioni fisiologiche e psicosomatiche, emozioni quindi. Viceversa stimolando intense emozioni. Questo naturale processo è alla base di ogni nostra azione e rappresenta una valida risorsa cognitivo-emotiva che ci consente di arricchire e potenziare ogni nostro comportamento.

Cosa accade quindi, quando si presenta una circostanza mai immaginata? Come quando SBAM! La nostra auto ha tamponato l’auto davanti a noi e, prima ancora che ce ne rendiamo conto, scoppiano gli airbag e facciamo fatica a respirare

Non ce l’aspettavamo, siamo stati colti impreparati e ci mettiamo un po’ a capire che cosa stia accadendo. Non abbiamo quindi potuto utilizzare, in tempo, le nostre risorse e i nostri strumenti per affrontare l’evento. 

Ci sentiamo impotenti e abbiamo la percezione che tutto ciò che stiamo vivendo non sia sotto il nostro controllo. E, come ogni qualvolta siamo protagonisti di una circostanza che non sappiamo in alcun modo controllare, entriamo nel circolo vizioso della paura, dell’ansia o, peggio ancora, dell’angoscia. L’angoscia è un’emozione fatta di paura più impotenza: paura verso qualcosa che potrebbe infliggerci dolore (fisico o psichico) e impotenza verso qualcosa su cui ci sentiamo inermi e non sappiamo come affrontare. Non è semplice ascoltare l’angoscia, tanto meno piacevole, ma, mai come in questo momento, è così importante ascoltarla e saperla gestire. La paura ci comunica cosa sia davvero importante per noi e cosa non vorremmo perdere, mentre l’impotenza ci mette di fronte ai fatti reali e ai nostri limiti ricordandoci anche, però, quali sono le nostre risorse e i nostri assi nella manica. 

L’immaginazione ci spinge fuori di noi, a visitare squarci di noi stessi che forse prima non avremo mai preso in considerazione; l’angoscia, al contrario, ci blocca all’interno delle nostre paure più profonde e ci attanaglia. 

L’immaginazione ci spinge oltre, mentre l’angoscia ci trattiene. 

La cosa più sorprendente, però, è che molto spesso esse si trovano una accanto all’altra come compagne di viaggio fedeli e sincere e, se impariamo ad accoglierle nel modo giusto e ascoltate con fiducia e consapevolezza, possono aiutarci a vivere con serenità e scoprire nuove parti di noi. 

Quindi ascoltiamoci e immaginiamoci oltre.

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