di Francesca Del Rizzo
Estate, per noi e per i nostri ragazzi, significa vacanze, svago, attività all’aperto. E’ un tempo in cui vorremmo riposare e recuperare energie. Quest’anno la compagnia della pandemia da Coronavirus rende il tutto speciale, diverso e talvolta irreale, ma forse ancor più significativo.
Non è forse ancora un ricordo il tempo del lockdown, in cui eravamo costretti in casa, le nostre attività ridotte, i nostri scambi di persona con gli amici azzerati. Dico che forse non è ancora un ricordo perché l’impressione è che ce ne vogliamo dimenticare, o meglio, vorremo cancellare quei giorni, fare come non ci fossero stati mai.
Molto si è detto e scritto sugli effetti psicologici delle misure di contenimento, ma la mia impressione è che davvero facciamo fatica a realizzare quanto la rottura delle nostre abitudini, la rinuncia alle nostre attività consuete, il ricorso a modalità comunicative mediate dal computer, ma, soprattutto, la scarsità di contatti con le altre persone ci abbiano turbato e scombussolato.
Vorremmo riprendere da dove abbiamo lasciato, ma il nostro umore è cambiato, il nostro assetto mentale mi sembra caratterizzato da maggior inquietudine, nervosismo, fastidio e rabbia.
Ed allora, che fare in questa estate speciale?
Credo potrebbe essere molto utile poterci dare la possibilità di fermarci ed ascoltarci, chiederci come stiamo e provare a dare davvero voce alle nostre sensazioni. Abbiamo molto bisogno di prenderci cura di noi, ma per riuscirci è necessario che facciamo il punto sul nostro stare, ne prendiamo atto e partiamo da lì. E proviamo a non avere fretta, ma a stare fermi, in ascolto, in osservazione per comprendere i nostri bisogni e cercare con pazienza il modo di negoziarne la soddisfazione anche con chi ci circonda. Affinché la cura di noi stessi non diventi un solitario, egoistico e narcisistico viaggio verso l’appagamento autistico.
Grazie al periodo passato chiusi in casa, abbiamo infatti realizzato, ripeto, forse non con la necessaria profondità, quanto abbiamo bisogno di relazioni, di relazioni di ogni tipo, varie e diversificate. Così come vario e diversificato deve essere il nutrimento che attraverso il cibo diamo al nostro organismo, altrettanto deve essere il “nutrimento” che concediamo al nostro essere persone attraverso lo stare in relazione. Abbiamo necessità di confronto con la ricchezza e la sorprendente eterogeneità delle altre menti per rinvigorire la nostra, abbiamo necessità di assumere temporaneamente i punti di vista degli altri per poter superare i limiti e le chiusure del nostro. Nel dialogo con l’altro troviamo lo spazio e la possibilità per definire chi siamo, e chi non siamo, e per ricevere riconoscimento, per avere la percezione del nostro esistere ed essere visti, considerati, amati.
Per queste ragioni credo che “estate”, quest’anno, debba significare soprattutto “relazione“. Vorrei che tutti ci dessimo la possibilità di farci ricaricare dalle nostre relazioni. Certo, sarà bello andare al mare, in montagna, visitare la nostra splendida Italia nei suoi borghi e nelle sue città, ma sarà terapeutico concederci di incontrare l’altro, sentirne la presenza, condividere il suo mondo. Lo sarà per adulti, bambini, ragazzi ed anziani, per tutti proprio.