Recensioni 2: I ragazzi della Nickel

di Francesca Del Rizzo

«Era l’estate del 2014 quando ho letto un’inchiesta sulla Arthur G. Dozier School. Era una storia della quale si era scritto molto, soprattutto sui quotidiani della Florida settentrionale, ma questa era la prima volta che ne sentivo parlare. Stavano riaprendo le tombe senza nome per cercare di capire chi vi fosse sepolto. Leggendo le storie dei sopravvissuti, soprattutto bianchi anche se la maggior parte degli studenti in quella scuola era afroamericana, mi sono chiesto che tipo di storia avrei potuto ricavare dalla parte nera del college. Ho scelto di fare iniziare il libro nel 1963 perché era il culmine delle leggi Jim Crow e della segregazione e discriminazione nel Sud, ma era anche il momento in cui i movimenti per i diritti civili stavano acquistando forza», racconta lo scrittore Colson Whitehead ad Alessandra Tedesco che lo intervista per il Sole24ore.

Colson Whitehead

La Arthur G. Dozier School (vedi ad esempio qui) era una “scuola di correzione” alla quale venivano mandati i ragazzi, bianchi o neri, che avevano guai con la legge o con i servizi sociali. Ed è a questa sorta di inferno in terra che Whitehead si ispira per trarne una storia intensa e straziante, che scrive con una maestria che gli vale il suo secondo Pulitzer per la fiction e che ammalia noi lettori che, una volta aperto il libro, non riusciamo a chiuderlo più, fino alla sua fine.

La narrazione si concentra attorno alle figure di due ragazzi: Elwood Curtis, ragazzo nero che aspira a frequentare il college grazie alle sue capacità ed alla sua determinazione, e Turner, già ospite della Nickel (questo è il nome dell’istituto di correzione del romanzo) quando Elwood vi viene mandato. Sì, perché Elwood ha la sfortuna di accettare un passaggio in un’auto rubata che verrà fermata dalla polizia e quindi, pur essendo assolutamente estraneo al furto, verrà considerato complice del ladro.

Elwood affronta quell’inferno di crudeltà e violenza con la dirittura etica e morale che gli è propria e che in lui trova forza e legittimazione grazie allo studio dei discorsi di Martin Luther King, discorsi che Elwood ascoltava grazie al giradischi della nonna: “Non possedevano un televisore, ma i discorsi del Dottor King erano una cronaca così vivida – contenente tutto ciò che i neri erano stati e sarebbero diventati – che quel disco era quasi interessante quanto la TV. forse addirittura migliore, più maestoso, come l’imponente schermo del Davis Drive-In, dove Elwood era stato due volte. Gli mostrava tutto: gli africani perseguitati dal peccato bianco della schiavitù, i neri umiliati e tenuti sottomessi con la segregazione, e quella luminosa immagine del futuro quando tutti i luoghi chiusi alla sua razza sarebbero stati aperti.”

“Elwood si atteneva ad un codice, e il Dottor King dava a quel codice forma, espressione e significato.”

“Dobbiamo credere nel profondo dell’anima che siamo qualcuno, che siamo importanti, che meritiamo rispetto, e ogni giorno dobbiamo percorrere le strade della nostra vita con questo senso di dignità e di importanza.”

Martin Luther King

La Nickel cerca in tutti i modi di piegare Elwood, di azzerare la sua speranza, la sua fede nel bene, ma non ci riesce. Eppure non ci può essere lieto fine in quel mondo. L’epilogo però è narrativamente magistrale e non si può proprio parlarne per non rovinarlo: deve essere letto, parola dopo parola.

Dopo L’età dei sogni, Come Teen&20 proponiamo I ragazzi della Nickel come lettura per ragazzi ed adulti non solo perché tratta di un tema a noi caro, quello delle discriminazioni razziali, e non solo perché si tratta di un libro meraviglioso dal punto di vista letterario, ma anche perché è una storia che parla di relazioni e con chiarezza indica la differenza fra le relazioni di oppressione, caratterizzate dall’uso del potere, della violenza e della paura e le relazioni vere, quelle dove le persone si guardano negli occhi e si riconoscono, si rispettano, si stimano e sono disposte a rischiare l’una per l’altra e per il valore che ha per loro la loro stessa relazione.

Ma è anche un libro che parla di come si possa resistere all’esercizio del potere e di come non ci siano scusanti alla responsabilità individuale, anche all’interno di sistemi ed organizzazioni violenti ed opprimenti.

Naturalmente Whitehead, nero americano, ha in mente la società statunitense quando scrive, ad Alessandra Tedesco dichiara infatti: “L’America è estremamente razzista. Chi non ha votato Obama alle ultime elezioni è stato contento di aver portato un razzista, misogino e demagogo alla Casa Bianca e tutta questa gente odiosa stava solo aspettando qualcuno che desse loro il permesso di agire. Ora i crimini di odio, i crimini razzisti e gli episodi di antisemitismo sono cresciuti rispetto a prima. Trump ha permesso alla gente di tirare fuori il peggio di sé, allo stesso modo in cui lui ha concesso a sé stesso di esprimere il peggio di sé”.

L’episodio recente di Beatrice Ion, di cui anche noi abbiamo parlato in un recente articolo, così come infiniti altri che accadono ogni giorno nel nostro paese, ci dice che non possiamo dichiararci esenti e che non dobbiamo mai smettere di tenere aperto questo file, per noi e per i nostri ragazzi.

Citazioni 1: Beatrice Ion

a cura di Teen&20

Ospitiamo oggi le parole di Beatrice Ion, giovane donna di 23 anni, atleta paralimpica della nazionale di basket, di origini rumene ed in Italia da 16 anni, che ha recentemente subito un’aggressione razzista in cui la discriminazione contro lo straniero si è fusa con quella contro la disabilità, con non così velate sfumature sessiste, dando origine ad un’esplosione di violenza verbale e fisica. Pretesto: il diritto ad un parcheggio per disabili. Beatrice è infatti poliomielitica ed in carrozzina.

Beatrice Ion

Vivo in Italia da 16 anni, ho la cittadinanza italiana, ho fatto tutte le scuole qui e continuo gli studi in una università italiana. Gioco nella nazionale italiana di basket in carrozzina e mi considero in tutto e per tutto italiana eppure sono stata aggredita, mio papà è stato aggredito. A voi che ci avete aggrediti (l’uomo, protagonista della vicenda, era accompagnato da altre persone che però sarebbero rimaste ferme, ndr), vergognatevi: saremo anche stranieri ma abbiamo più dignità di voi. E voi che avete guardato il tutto senza alzare un dito vi dovreste vergognare più di loro.

Per ulteriori approfondimenti: https://www.corriere.it/cronache/20_luglio_12/aggressione-razziale-contro-beatrice-ion-padre-difenderla-finisce-ospedale-61811afa-c466-11ea-b958-dd8b1bb69ac3.shtml?refresh_ce-cp

Recensioni 1: L’età dei sogni

di Francesca Del Rizzo in collaborazione con “Due lettrici quasi perfette”

L’omicidio di George Floyd e il movimento Black Lives Matter ci stanno facendo riflettere – perché davvero non è mai abbastanza – sulla persistenza di pensieri, atteggiamenti, comportamenti, delitti razzisti anche in questo XXI secolo di ipermodernità.

In molte occasioni su questo sito abbiamo avuto modo di illustrare atteggiamenti discriminatori nei confronti, in particolare, delle persone con orientamento non-eterosessuale. Ora è venuto il momento di rivolgere il nostro sguardo al problema della discriminazione razziale, almeno cominciamo e almeno ci proviamo. E proviamo a farlo grazie alla collaborazione di Lea e Stefi, le nostre due amiche autrici del blog “Due lettrici quasi perfette”.

Instancabili lettrici e persone attente e competenti, raccolgono nel loro blog una quantità importante di recensioni fra cui abbiamo trovato particolarmente interessante in questo momento quella che riguarda il libro L’età dei sogni di Annelise Heurtier, un libro adatto anche per adolescenti che anche di adolescenti racconta.

Esso si ispira infatti a ciò che è accaduto nel 1957 ai “nove di Little Rock”, i nove ragazzi neri che per primi furono ammessi al liceo pubblico – bianco – di Little Rock in virtù dei loro meriti scolastici. Per far rispettare il loro diritto ad entrare a scuola il presidente Eisenhower dovette inviare l’esercito, ma, nonostante questa protezione, i ragazzi e le loro famiglie continuarono ad essere oggetto di aggressioni e discriminazioni. Trovate qui un articolo che racconta questa storia e che può essere fonte di ulteriori informazioni, oltre che di documentazione fotografica.

Questa è la trama del libro: Settembre 1957, Grace e Molly hanno 15 anni e sono alla vigilia di un anno scolastico importante. La prima è la reginetta della scuola, con una famiglia benestante alle spalle e gli amici che l’adorano; la seconda è tra i nove studenti neri ammessi per la prima volta nella storia degli Stati Uniti a frequentare un liceo di bianchi. Entrambe hanno qualcosa da imparare l’una dall’altra: Grace dovrà superare le barriere del conformismo e cominciare a pensare con la propria testa, Molly dovrà accettare la mano tesa da parte di chi pensava provasse solo odio nei suoi confronti. 

La figura di Molly è proprio ispirata a quella di Melba Pattillo, una delle ragazze nere dei nove di Little Rock. Lea ci racconta che Molly “si trova ad  accettare quell’anno in un liceo di bianchi senza stare troppo a rifletterci, ma  quella decisione stravolgerà per sempre la sua vita.  Pagherà il prezzo che viene richiesto a tutti quelli che hanno il coraggio di aprire la pista e spianare la strada agli altri. E’ un cammino di solitudine, senza vera  riconoscenza da parte di nessuno. Alla fine è così che funziona: c’è chi sacrifica e quello che ne riceve in cambio, nel caso più fortunato, è l’ indifferenza.” 

i nove di Little Rock

La figura di Grace rappresenta invece l’opposto di Molly: è la classica “reginetta della scuola. A lei interessano i vestiti e i ragazzi (uno in particolare) e per nulla le questioni inerenti la razza”. Succede però che “Assistere a tutte le umiliazioni a cui è soggetta giornalmente Mary, porta Grace a farsi delle domande, a chiedersi perché le cose debbano andare in  quel modo. All’inizio è solo un interrogarsi, un fastidio indistinto che a poco a poco la porta ad una presa di posizione. Le conseguenze non tarderanno ad arrivare. Il libro non ci risparmia la sofferenza che nasce dall’assistere a queste gravi ingiustizie e infligge al lettore una grande, grandissima amarezza, appena mitigata dalla speranza. L’autrice è riuscita a scrivere un romanzo potente, senza sbavature, mai moralista o didascalico.” 

Immergersi nella Storia, anche recente, attraverso le storie delle persone che l’hanno fatta o attraversata – anche quando sono figure solo ispirate ai protagonisti reali – ci permette di partecipare a ciò che è stato, di sentirne il peso, perché ci identifichiamo con quelle persone, arriviamo a viverne le emozioni, le fatiche, le paure e le speranze. Facciamo esperienza con loro, ed i grandi Eventi non sono più solo una pagina di Wikipedia o “qualcosa di cui ho sentito parlare”, ma possono diventare parte di noi, parte del nostro patrimonio di vita.

Possiamo così conoscere e sentire vicino e prossimo, ciò che sembra lontano e distante. La discriminazione, in tutte le sue forme, è frutto di mancanza di conoscenza che genera paura che genera distanza che genera mancanza di conoscenza in un circolo vizioso e perverso.

Noi di Teen&20 ringraziamo Lea per questa recensione che ci introduce ad uno strumento utile a ricucire la distanza ed invitiamo tutti coloro che ci leggono a fare propria anche la storia di Molly e Grace. A conoscere, non temere, avvicinare.