Adolescenti in DAD

di Teen&20 e Alessandro Busi

Sappiamo tutti che la DAD è stata l’unico modo grazie al quale i nostri ragazzi hanno potuto mantenere un rapporto con la scuola e con il mondo degli apprendimenti. Sappiamo tutti che è stata una risorsa, e siamo altrettanto consapevoli di quali siano stati e siano i suoi limiti, stiamo pian piano capendo quali sono le implicazioni dell’aver fatto così tanto affidamento su di essa. E’ stata una fortuna che ci fosse, ma probabilmente questo è stato anche uno dei fattori che ha reso così facile,  immediato e rapido decidere di interrompere la frequenza scolastica in presenza non appena i numeri del contagio salivano. Come se la scuola fosse solo apprendimenti, come se la scuola non fosse primariamente relazione. 

Più di ogni altra fascia d’età, in questo tempo di Covid, le ragazze e i ragazzi sono stati deprivati del loro mondo relazionale: via lo sport, via la scuola… Azzerato lo scenario che normalmente è co-protagonista della loro crescita. 

Come è cambiato il loro mondo? 

Quanto è cambiato? 

Hanno la possibilità di riflettere su questi temi? Di provare a dare un senso a tutto questo? 

E i loro genitori come stanno? 

Come è stato averli sempre a casa, vederli sempre di fronte ai monitor, assistere al loro cambiamento mentre anche la famiglia cambiava le sue routine e il lavoro chiedeva nuovi adattamenti?

Vorremmo provare a rispondere assieme a queste domande e proponiamo due percorsi di confronto di gruppo, uno per adolescenti e uno per genitori, che possano essere di sostegno e stimolo in questo sforzo comune di rielaborazione. La conduzione del gruppo sarà professionale, a garantire la sicurezza emotiva di ciascuno e di tutti, e ogni incontro svilupperà un tema specifico: la scuola, le relazioni amicali e quelle più periferiche, la famiglia e il modo in cui il corpo ha risposto all’isolamento.

Gli incontri per i ragazzi si svolgeranno nei pomeriggi di venerdì dalle 18.00 alle 19.30, quelli per i genitori nelle serate del mercoledì dalle 21.00 alle 22.30.

Per informazioni teenand20@gmail.com

Ripresa a distanza, ancora

di Francesca Del Rizzo

Fino a qualche giorno fa pensavamo che questi, forse più di quelli natalizi, sarebbero stati giorni di festa per i nostri ragazzi. I giorni del ritorno alla didattica in presenza, i giorni in cui si sarebbero rivisti e avrebbero di nuovo fatto gruppo.

Non è stato così. La scuola superiore riprende a distanza.

L’evidenza ci dice che in questo paese, ed in alcune regioni in particolare, del benessere degli adolescenti interessa veramente poco a tutti. Proviamo rabbia, come genitori e come cittadini, e ci sentiamo impotenti.

Come professionisti ciò che possiamo fare è ribadire perché la scuola in presenza sia un bisogno primario delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Lo è perché è essenziale all’apprendimento il condividere uno spazio-tempo in presenza: la persona nella sua interezza viene coinvolta in ciò che accade, può partecipare e costruire attivamente l’esperienza, rielaborare in modo attivo ciò che avviene nel contesto classe. Chi ancora pensa che la scuola trasmetta contenuti si ricreda: quando funziona essa fa molto di più e di meglio, favorisce infatti esperienze di apprendimento che cambiano le persone coinvolte, insegnanti compresi.

Ma la scuola in presenza è essenziale anche perché in adolescenza le ragazze ed i ragazzi devono stare fra di loro, imparare a costruire relazioni fra pari, sganciarsi dall’ambiente domestico, dall’influenza dei genitori, e costruire gli strumenti per rapportarsi in autonoma con il mondo adulto. Devono poter fare la fatica di guardare negli occhi un professore “difficile” ed inventarsi un modo per andarci a patti, affrontare gruppi di compagni “antipatici” e “stronzi” superando insicurezze e timori di essere giudicati. E devono poter sperimentare vari modi di essere un po’ adulti, negli affetti, nelle passioni, nelle amicizie, negli errori e nei fallimenti.

Questi mesi di didattica a distanza ci stanno invece regalando l’opposto: ragazzi chiusi in casa, una scuola che si limita a tentare di inculcare contenuti, sperimentazioni sociali, relazionali, affettive, amicali ridotte a meno del minimo.

Ed il risultato è una generazione sempre più fragile, insicura, impaurita, spaventata. Il mondo fuori fa sempre più paura, perché c’è il Covid, certo, ma anche perché si teme tutto ciò che non si frequenta e non si conosce. Aumentano i segnali di disagio e sofferenza (ansia, fobie, attacchi di panico, depressione) e si ricorre sempre più al terapeuta. Non si contano più le ricerche che lo attestano scientificamente.

Le ragazze e i ragazzi hanno bisogno di tornare a scuola e hanno necessità di sentire che attorno a loro c’è un mondo di adulti che si prende cura di loro e delle loro esigenze.

Ma questo mondo c’è davvero?